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Manhunt

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dark tribal
view post Posted on 3/5/2005, 11:38




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Storie di un condannato a morte.
Manhunt è una caccia all’uomo, niente di più e niente di meno. Forse, bisognerebbe dire, una caccia all’uomo obbligata e imposta da chi si accanisce con un condannato a morte e quindi, teoricamente, il peggior elemento della feccia umana. Così la pensa il "regista", figura enigmatica che fin dai primi fotogrammi del gioco capiamo essere l’unica nostra possibilità di salvezza.
La storia parla di un condannato a morte che viene giustiziato solo formalmente, si, come nei migliori film del genere, formalmente un uomo è stato giustiziato…ma in verità è stato posto davanti a una scelta, che ovviamente non può rifiutare
Capito questo, grazie a un bel filmato iniziale, ci risvegliamo dentro una sala da obitorio, con una voce che ci chiama e ci dice di uscire in fretta prima che qualcuno ci trovi…e come premessa non c’è male.
Scopo del gioco è quello di eseguire correttamente gli ordini di "chi parla dall’alto" e il tutto si riduce al massacrare i "cacciatori" che, neanche a dirlo, non aspetteranno altro che spappolarci le budella a calci.
La trama è molto lineare e semplice: il regista ci guiderà, tramite un auricolare recuperata nella stanza del risveglio, attraverso una cittadina, sporca, buia, angosciosa e chi più ne ha più ne metta. Una decina di livelli giocabili a diversi gradi di difficoltà: bassifondi, autorimesse abbandonate, bidonville e quanto di più possa farci sentire "dirty" dentro e anche fuori.
Il sistema dei salvataggi è forse un po’ macchinoso: sarà possibile salvare solo in alcuni checkpoint e ad alcune particolari condizioni, ad esempio aver raggiunto una locazione protetta dal manigoldo di turno senza farsi sentire dagli altri. In questa direzione dobbiamo incamminarci per parlare di intelligenza artificiale e dell’uso delle ombre. E’ da diverso tempo ormai che il nascondersi tra le ombre per non farsi vedere viene considerato e implementato da tutti i produttori di videogiochi, pare proprio che il genere stealth stia prendendo sempre più piede nel panorama videoludico attuale. In Manhunt sarà doveroso utilizzarle sia per nascondercisi dentro, sia per nascondere i cadaveri che ci lasceremo alle spalle durante il nostro percorso verso la libertà. Qui, ahinoi, entra in gioco l’intelligenza artificiale che si manifesta in tutta la sua più scarsa implementazione e come spesso accade ci si ritroverà a una trentina di centimetri dal cattivone a caccia della nostra testa il quale non ci vedrà minimamente e passerà avanti. Questo nella realtà non sarebbe possibile ma evidentemente per non rendere il gioco assolutamente "vero" hanno pensato bene di introdurre questa caratteristica arcade decrementando il realismo che contraddistingue in generale il gioco (e magari diminuendo una difficoltà che altrimenti sarebbe stata imporponibile. NDYamaz). Manhunt non è un gioco rilassante, è un gioco che da un senso di fastidio da quando inizia, poiché mette a nudo tutta la malvagità e i cattivi propositi insiti nell’animo umano, tutto il male che ci può essere in un corpo fatto di carne e ossa.
Manhunt non è assolutamente un gioco per tutti, di qui il bollino rosso che ne indica un limite minimo di età consigliata, in questo senso è realizzato in maniera incredibilmente sofisticata e realistica. Personalmente, posso affermare con assoluta convinzione che non mi sono mai trovato davanti a un titolo così particolare e non è stato facile per me trarne un giudizio su due piedi. Credi a me quando ti dico che Manhunt è un gioco da "adulti".







Grafica
Ci siamo.
Motore grafico della serie GTA super collaudato e performante, un’ intera città da mettere a ferro e fuoco con una libertà che non ha precedenti. Marchio di qualità quello della Rockstar Games che dopo diversi anni di esperienza rende realistico pur solo camminare per un vicolo minuscolo di un sobborgo cittadino. Textures davvero ben fatte, angoli cupi e soffocanti, sangue ovunque, degrado ambientale all’ennesimo livello. Una gestione ottimale in terza persona ci consente di avere un controllo quasi perfetto delle telecamere e del nostro personaggio, che ha i tratti fisionomici di Vin Diesel, il celebre attore americano: jeans strappato, camicia che implora un lavaggio e cranio rasato piu qualche feritina qua e là, senza dimenticare il sangue rappreso sui vestiti.
Molto buona la grafica anche per quel che riguarda gi altri personaggi, che sfiorano il grottesco in certi casi, per la loro goffa andatura da feccia del ghetto.
In generale il mondo di Manhunt ricorda molto quello colorato di GTA, mettendone in luce però solo gli aspetti più paranoici e negativi. Il senso di ansia cresce di minuto in minuto e non si spera altro che riuscire ad eseguire gli ordini del Regista. Ah già, il regista, quasi lo dimenticavo, il regista non si vede mai, ma si sente sempre: a volte, magari, la visuale cambia e vediamo il mondo come lo vede lui da una telecamera a circuito chiuso. La gestione degli items è del tutto simile alla serie GTA, cioè si potranno raccogliere alcuni oggetti, talvolta in maniera mutuamente esclusiva, saranno lì a lampeggiare in colori accesi per farsi notare da noi… che non mancheremo certo di correre a prendere una scheggia di vetro per sgozzare un "cacciatore" di passaggio anziché magari un sacchetto con cui soffocarlo… oppure per quelli che si sentono cecchini dentro saranno disponibili delle sparachiodi o magari per rendere l’azione ancora più truculenta ci orienteremo verso un bel machete.
Il motore grafico, quindi, che in casa Rockstar hanno avuto modo di provare e riprovare.. e infine riproporre al pubblico svariate volte, compie un ottimo lavoro rendendo fluida l’azione nella maggior parte dei casi.
I menù di gioco sono semplici, forse troppo e in questo senso non si meritano più che una sufficienza scarsa.







Sonoro
L’aspetto sonoro incute un certo senso di soggezione con le sue sonorità basse, i suoi richiami al battito cardiaco che tutto fanno tranne che rilassare il videogiocatore, delirio auditivo molto importante per rendere l’atmosfera ancora più cupa e realistica. In definitiva non manca di niente, tutto è perfettamente correlato a ciò che vedi, soprattutto se poi ti accorgi che si può utilizzare la propria voce per attirare i loschi "cacciatori" in qualche buio anfratto e ascoltare gli ordini che vengono diretti e chiari dalla voce del Regista… come?
Utilizzando la cuffia con microfono per PS2, naturalmente.












Commento Finale
Dunque Manhunt fornisce un’ esperienza di gioco di difficile interpretazione…anzi mette in crisi il concetto di gioco stesso. L’ambientazione, la trama e tutto ciò che è possibile vedere ingame lo fanno amare per la sua diabolica perfezione e lo fanno odiare per la sua attinenza al lato oscuro dell’essere umano.
Mai come in questo titolo abbiamo potuto dare libero sfogo ai nostri più reconditi istinti primordiali, quelli che portano l’uomo contro l’uomo con ogni mezzo e mossi dal puro istinto di sopravvivenza.
I Rockstar Games hanno ben assimilato il sistema di gioco della serie Grand Theft Auto e Manhunt, in questo senso, rappresenta l’ultimo stadio dell’evoluzione di gioco nella più completa e puerile libertà di azione.
Ma forse, Manhunt, ridefinisce il concetto canonico di "gioco" aggiungendo una componente velatamente negativa che non è del tutto apprezzabile a mio avviso, troppo sangue, troppa violenza, troppa attinenza alla realtà dei bassifondi metropolitani forse e per la prima volta sono d’accordo con il bollino rosso sulla copertina che riporta un divieto di gioco ai minori di 18 anni.
Tu sei braccato amico, comincia a correre…e non voltarti indietro


 
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0 replies since 3/5/2005, 11:38   73 views
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