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Cold Fear

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dark tribal
view post Posted on 9/5/2005, 12:14




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Una nave in balia delle onde…
Tom Hansen, un’esperta guardia costiera che conosce benissimo il mare (e le vittime che esso può fare), viene mandato in ricognizione su una baleniera abbandonata e in balìa delle onde provocate da una tempesta artica. In precario equilibrio su un ponte oscillante, reso scivoloso dalle onde che si scagliano con gran forza sulla nave, Hansen dovrà cercare (se ci sono) dei superstiti e scoprire il motivo dell’abbandono della nave. Ben presto però scoprirà che a bordo non c’è solo lui, ma soprattutto, non ci sono solo umani…da qui comincia un cammino infestato da pericoli di ogni genere. Un bagno di sangue e salsedine dal quale sarà difficile venire fuori e il compito di Tom Hansen è proprio quello di capire da cosa è causato questo incubo senza fine. Un'organizzazione russa e degli esperimenti su degli organismi chiamati “exocelle”, sono le basi da cui far partire le ricerche e un’arma da fuoco è indispensabile per la sopravvivenza…





Pioggia, Vento e….Sangue…
La prima cosa che salta all’occhio del giocatore sono gli effetti grafici come la pioggia e l’acqua del mare: tecnicamente ben realizzati e che danno un effetto davvero caotico e frastornante, come si addice ad una violenta tempesta in mare aperto ( Tempesta perfetta docet ). Poi l’attenzione comincia a focalizzarsi sul personaggio principale: buono il design e buona anche la realizzazione tecnica della sessione in-game (animazioni, movimenti e tutto ciò che ne consegue). Non si può dire altrettanto dei modelli ammirabili nei filmati in real-time, che hanno anch’essi un buonissimo design e una buona realizzazione ma lasciano qualche perplessità riguardo le animazioni, curate con sufficienza, neo comunque di secondaria importanza data la natura del gioco, che punta soprattutto all’azione.
Le parole spese fino ad ora per i modelli poligonali valgono anche per il resto dei protagonisti dell’avventura, caratterizzati anche nei tratti somatici e fisici, che riconducono alla “nazionalità” degli stessi: i russi, ad esempio, sono ben distinguibili dai personaggi americani. I soldati infetti (i nemici con i quali dovremmo scontrarci per sopravvivere) sono di buona fattura, anche se non variano molto l’uno dall’altro per quanto riguarda l’aspetto. Rimangono da analizzare solo le creature non umane, che hanno un ottimo design e anche una buonissima fattura tecnica.
Gli ambienti di gioco sono stati trattati e realizzati diversamente: si possono scorgere le differenze tra ambienti “aperti” (ponte della nave, piattaforme ecc…) e ambienti chiusi. Le location all’aperto non sono curate al dettaglio, ma godono comunque di buone texture. Si possono scorgere pochi particolari all’aperto, ma questo per ovvie ragioni, dato che il motore grafico del gioco deve reggere texture, poligoni ed effetti grafici delle intemperie senza perdere colpi. Le location “chiuse” invece, sono state curate molto più dettagliatamente. Le stanze e i corridoi sono stati realizzati ottimamente, gli schizzi di sangue e il disordine rendono bene l’intenzione per la quale sono stati creati. Una caratteristica dei giochi con impronta horror, è la dimensione di corridoi e stanze, per la maggior parte piccole e strette, dove non si possono fare movimenti “ampi” per sfuggire dalle grinfie di chi ci attacca…e Cold Fear non è da meno. Oltre a queste caratteristiche, si aggiunge la buona posizione delle inquadrature, che tengono sempre in tensione il giocatore. Il comparto grafico quindi è oltre la sufficienza, davvero buono.





Mira alla testa! Mira alla testa!!!
Cold Fear, come detto prima, è un titolo che punta soprattutto sull’azione: i filmati non durano più di 2/3 minuti e appena finiscono ci si ritrova immediatamente nel vivo dell’azione. Nelle prime battute di gioco, i comandi potrebbero sembrare un po’ “complessi” per chi non è abituato ad usare le leve analogiche. Ci si sposta infatti usando la leva analogica di sinistra e si prende la mira con quella di destra (la mira…fattore principale del gioco). Fondamentali sono i dorsali L1 ed R1 con i quali, rispettivamente, ci si prepara al fuoco e si spara. C’è un unico tasto “azione” con il quale si interagisce con gli ambienti: un indicatore si accenderà in basso a sinistra avvertendo di premere cerchio. Un altro importante fattore è la resistenza, non infinita come in molti altri giochi dove si può ammirare il protagonista correre per centinaia di chilometri per poi risentire solo di un leggero fiatone (questo per alcuni…altri neanche quello! ndR). Infatti dopo pochi secondi che ci si muove premendo contemporaneamente il tasto X per correre, si vedrà l’indicatore della resistenza svuotarsi rapidamente, rischiando così di rimanere senza forze per aggrapparsi da qualche parte quando le oscillazioni della nave diventano violente e si potrebbe scivolare in acqua. Ma quest’ultimo è un pericolo secondario, il primo (ovviamente) arriva dai non-zombie (già…perché non sono né umani, né zombie) e dalle diverse (e cattive) creature mostruose che si incontrano lungo il cammino. I primi hanno un aspetto “umano” ma sono estremamente coriacei, e veloci. Si scagliano addosso alla “preda” e lo colpiscono con qualsiasi oggetto contundente o da taglio si ritrovino in mano. L’unico modo per abbatterli definitivamente è fargli scoppiare la testa. Ciò è possibile prendendo la mira e sparandogli in testa (senza sprecare così preziose munizioni) o, una volta che si trovano a terra, schiacciare la loro scatola cranica.
Le altre creature sono molto più difficili da abbattere: mentre i non-zombie cominciano ad attaccare solo dopo aver messo bene a fuoco il bersaglio, questi mostri sono di diversi tipi, ognuno con una sua caratteristica. Tra mostri che agiscono nell’oscurità, creature invisibili e montagne di muscoli dotate di una cattiveria e potenza sovrumana, il solo obiettivo di portare a casa la pelle diventa sempre più remoto. Per fortuna si ha a disposizione diversi tipi armi: dalla comune pistola al lancia granate, passando per il fucile a pompa. C’è anche una “fiocina” ad aria compressa, che serve principalmente per attirare le exocelle nel punto in cui viene sparato il proiettile, in modo da facilitare l’annientamento degli esseri. L’effetto però di questa fiocina ha una durata limitata.
Un altro modo per eliminare il nemico è quello del “colpo critico”, che si aziona quando un mostro vi afferra e si deve avere uno scontro corpo a corpo: bisogna premere ripetutamente il tasto visualizzato al centro dello schermo in primo piano e, una volta riempito l’indicatore di carica, si deve premere in pochi attimi il nuovo tasto che comparirà in primo piano, se la combinazione viene realizzata correttamente, il mostro verrà ucciso definitivamente con un colpo.
Ma uccidere esseri terrificanti non è l’unica cosa che bisogna fare per completare il gioco, infatti spesso si dovrà cercare codici, schede magnetiche e manovelle per aprire le porte chiuse che sbarrano la strada, tant’è che gli obbiettivi delle missioni si basano principalmente su questo tema. Per usare gli oggetti che si trovano lungo il percorso non c’è bisogno di aprire il menù per selezionare l’oggetto che serve, basta infatti premere il tasto di interazione vicino all’oggetto/porta in questione e il tutto sarà svolto automaticamente. Il menu di gioco (semplicissimo e funzionale) non ha un ruolo determinante nel gioco, tant’è che serve solo per informarsi sugli obbiettivi della missione e per leggere i documenti che si trovano lungo il tragitto, in modo da scoprire mano a mano la storia e gli avvenimenti che hanno portato alla materializzazione dell’incubo dal quale si deve sfuggire. Oltre a quest’ultima cosa, tra i documenti reperibili durante il gioco (soprattutto all’inzio) si trovano anche delle note che spiegano come funzionano e come vanno usati armi e oggetti (una sorta di “tutorial”). Concludendo, a parte una buona mezz’ora ininterrotta di gioco per riuscire ad assimilare i comandi, il gameplay di Cold Fear è da sufficienza piena.





Tensione e scarichi di adrenalina…
L’Horror non è tale se non è accompagnato da un sonoro specifico per questo genere, e Cold Fear rispetta a pieno questa regola. Nei momenti di “esplorazione” non ci sono motivi di sottofondo, ma solo i “rumori” classici degli oggetti che si muovono a causa dell’oscillazione della nave e gli effetti della tempesta. Nelle stanze più buie e piccole si possono sentire piccoli rumori nella calma “silenziosa” delle stesse, che tengono il giocatore in tensione (e aggiungerei non poco! Specialmente quando dal silenzio si sentono improvvisi colpi secchi che ti fanno saltare dalla sedia! ndR) . Anche gli effetti sonori che nel loro insieme producono l’ ”effetto tempesta” sono stati riprodotti benissimo: i tuoni, ad esempio, non sono tutti di uguale durata e intensità, tant’è che mentre si esplora qualche angolo buio della baleniera, è facile che un forte tuono faccia perdere 2 o 3 secondi di vita a chi sta giocando (^__^’’ ndR).
Dei semplici motivi di sottofondo si cominciano a sentire solo nei momenti in cui sono in atto i combattimenti. Brani non eccelsi, ma che riescono a tenere sufficientemente alta l’adrenalina durante uno scontro. Insomma, gli effetti sonori sono davvero degni di un film Horror.
Il mediocre doppiaggio dei personaggi (anche in italiano) è caratterizzato da dei leggeri “accenti” (russi soprattutto), che è possibile distinguere ponendo molta attenzione durante i dialoghi. E questo chiude il paragrafo riguardante il sonoro di Cold Fear che, a parte qualche piccolissimo neo, risulta essere nel complesso adattissimo ad un gioco di questo tipo.










Commento Finale
Cold Fear esce dagli schemi dei survival horror usciti fino ad ora sia come ambientazioni/situazioni, sia come gameplay (paragonabile a quello di Resident Evil 4 per Gamecube). Nonostante questo, il titolo non è esente da (piccole) imperfezioni e viene subito a galla la mancanza di originalità per la trama strutturante che, anche se evidenzia diverse sfumature, risulta molto simile a quella di altri titoli dello stesso genere (esperimenti per creare “armi” che poi sfuggono al controllo, ecc…). Tutto ciò comunque non influisce sul giudizio positivo (anzi, positivissimo) del gioco, che porta linfa nuova ad un genere che su Playstation 2 stava ristagnando di titoli poco innovativi o addirittura sorpassati.



 
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hit man
view post Posted on 9/5/2005, 12:54




mi spira un pacco
 
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dark tribal
view post Posted on 9/5/2005, 13:44




si anche a me
 
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2 replies since 9/5/2005, 12:14   116 views
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